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La chiesa,basilica benedettina è dedicata a San Michele Arcangelo, sorge, a 105 metri s.l.m., lungo il declivio occidentale del monte Tifata.
Consacrazione VI secolo ma edificata su tempio romano dedicato a Diana Tifatina
L'Anfiteatro campano o Anfiteatro capuano è un anfiteatro di epoca romana sito nella città di Santa Maria Capua Vetere - coincidente con l'antica Capua - secondo per dimensioni soltanto al Colosseo di Roma. Si trova all'interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere, di fronte Piazza I Ottobre. Parte consistente delle sue pietre fu utilizzata dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua; alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua.
Casilinum era l'area fluviale dell'antica Capua. Capys seconda solo a Roma subì un costante degradamento di prestigio. Gli eventi però non hanno sottratto agli odierni viaggiatori le favolose architetture, l'arte e i segni di gloria che furono e che solo il fuoco incrociato del bombardamento durante la II guerra mondiale ha in parte scalfito
Fondata dai Longobardi sul sito dell'antica Casilinum romana in seguito alla distruzione dell'antica Capua prima e di Sicopoli poi, è stato il principale centro di Terra di Lavoro fino alla fine del XVIII secolo e più in generale una delle maggiori città del Regno di Napoli, in virtù della sua posizione strategica sul fiume Volturno e sulle antiche Via Appia e Via Casilina. Dal 1984 è sede del Centro italiano ricerche aerospaziali mentre dal 1992 vi ha sede il dipartimento di Economia dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
La sua posizione favorevole e la protezione naturale data dal fiume hanno fatto sì che in epoca medievale diventasse sede del potente principato di Capua. Fu poi città demaniale, quindi non soggetta ad alcun dominio feudale, assumendo presto le caratteristiche di città fortificata con mura, fossati e due castelli a protezione della cinta muraria, rivestendo insieme a Civitella del Tronto e Gaeta il ruolo di città-fortezza fondamentale a ingresso e protezione delle terre settentrionali del regno napoletano.
Città d'arte e di studi, oltre che di considerevole tradizione militare, è sede dell'arcidiocesi di Capua fin dal suo trasferimento sulle rive del Volturno nell'856, avendo accolto in continuità la tradizione civile e religiosa della Capua antica. È inoltre nota per il Placito capuano, uno tra i più antichi documenti scritti in volgare italiano. Oggi la città è parte della densa e industrializzata conurbazione casertana che proprio qui nasce e che si estende fino a Maddaloni per un totale di circa 350.000 abitanti; al contempo è parte anche della vasta e fertile pianura chiamata Terra dei Mazzoni, ed è inoltre strettamente connessa con alcuni centri dell'Agro caleno.
Un monumento nazionale Unico. Progetto Vanvitelliano residenza dei Borbone. Un parco meraviglioso e flora molto rara.
E' possibile visitare le stanze ed il parco previa prenotazione
In particolare la Reale tenuta di Carditello era una vasta porzione, in parte acquitrinosa, della pianura delimitata a settentrione dal fiume Volturno, ad oriente dal monte Tifata e dai suoi colli, a meridione dall'antico fiume Clanio, oggi Regi Lagni, e ad occidente dal mar Tirreno. Essa ospitava una dinamica azienda agricola, ben progettata nelle infrastrutture edili e ben organizzata negli allevamenti di pregiate razze equine, nella produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli e caseari.
La Reggia di Carditello, situata a circa 4 km ad ovest dell'abitato di San Tammaro, sito nei pressi di Capua e non lontano da Napoli, in via Foresta a Carditello, è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato da Carlo di Borbone (1716-1788) a luogo per la caccia e l'allevamento di cavalli e poi trasformato per volontà di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini.
Era immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni seminativi, e si estendeva su di una superficie di 6.305 moggia capuane, corrispondenti a circa 2.100 ettari. Era animato da un discreto numero di persone dedite alla conduzione dell'azienda. Carditello era uno dei siti reali che si fregiava del titolo di "Reale Delizia" perché, nonostante la sua funzione di azienda, offriva una piacevole permanenza al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia che i numerosi boschi ricchi di selvaggina permettevano.
Il fabbricato è stato costruito dall'architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli. L'area antistante, formata da una pista in terra battuta che richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane, obelischi ed un tempietto circolare dalle forme classicheggianti, era destinata a pista per cavalli.
La struttura occupa attualmente circa 50.000 mq, ed è costituita da un edificio centrale, sede degli alloggi reali e della cappella reale, di 8 torri e 12 capannoni, con una superficie edificata di circa 13.000 mq.[1]
Rasiglia è una frazione montana del comune di Foligno (PG), che fa parte della circoscrizione 8 "Valle del Menotre".
Il paese è situato a 648 m s.l.m., a circa 18 km dal capoluogo Foligno lungo la ex Strada statale 319 Sellanese che conduce in alta Valnerina, dopo essersi distaccata dalla ex Strada statale 77 della Val di Chienti a Casenove e lungo il fiume Menotre nell'omonima valle.
Rasiglia è anche recententemente conosciuta come "Borgo dei ruscelli" o "Venezia dell'Umbria", per via dei corsi d'acqua che attraversano il piccolo centro della frazione: grazie a essi si sviluppò una fiorente industria tessile[2] sin dal Medioevo, che dell'acqua sfruttava l'energia per la movimentazione dei telai. Nonostante le ridotte dimensioni, Rasiglia è divenuta di recente un'apprezzata meta turistica, soprattutto durante la stagione estiva, capace di attrarre ogni anno un elevato numero di visitatori.
Si presume che il vescovo Erveo diede istruzioni sull’edificazione della cripta, che nell’impianto originario poteva configurarsi come una basilichetta a cinque navate. Senza dubbio il Cristo deposto di Matteo Bottiglieri (1724) è l’opera monumentale maggiormente apprezzata. La scultura è posizionata all’interno di una cappella, più correttamente detta sacello, ridefinita nel corso del XIX secolo ad imitazione del SantoSepolcro di Gerusalemme. L’opera marmorea è da sempre accomunata al più celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino (1753) ubicato nella Cappella Sansevero di Napoli. In realtà, come si può desumere dalla datazione, il Cristo capuano ha certamente ispirato lo scalpello dell’artista napoletano.
Dovrebbe essere attribuita anch'essa al Bottiglieri come il Cristo deposto che pare vegliare nella stessa Cripta del duomo di Capua